Da oltre tre quarti di secolo la Südtiroler Volkspartei è la protagonista assoluta della politica in Alto Adige/Südtirol. Nel panorama nazionale risulta il partito nettamente più longevo, mentre a livello europeo pochi schieramenti la eguagliano quanto a permanenza al potere e radicamento sul territorio. Se tra gli altoatesini italiani i suoi meccanismi di coesione risultano ancora in certa misura incomprensibili, nel resto del Paese la "stella alpina" è generalmente percepita come un fenomeno tra il folkloristico e l'alieno: sono quelli dal buffo accento tedesco che intervengono in Parlamento solo sulle questioni riguardanti le autonomie locali, che sanno far pesare i loro voti e all'occorrenza "ricattare" governi traballanti.
Diventa dunque di grande interesse raccontare l'evoluzione, le dinamiche di conservazione del consenso e le articolazioni interne di questa singolare formazione, a suo modo un'eccezione nel contesto di diffuso discredito che caratterizza la politica odierna - non solo in Italia. Superando pregiudizi e luoghi comuni, e smascherando la retorica che avvolge il passato, questo libro intende spiegare le ragioni di un'egemonia conquistata in nome della tutela della minoranza sudtirolese in uno Stato sentito come straniero. L'attualità impone altresì di gettar luce sulla lenta erosione di questa egemonia, indagandone le cause al di là degli scandali e delle sfumature enfaticamente sottolineate dalla cronaca giornalistica. Non una storia della SVP, dunque, ma un saggio critico, trasversale alla cronologia, concentrato sugli aspetti che contraddistinguono la sua natura di partito "di raccolta", moderato, confessionale, interclassista e rigidamente etnico.