L'Alto Adige fu un vero banco di prova per il fascismo degli esordi, in termini sia di mobilitazione e propaganda, sia di prassi politica. Dalla "Domenica di Sangue" della primavera del 1921 fino alla brusca svolta di Mussolini nel 1928, con la creazione della Provincia di Bolzano separata da quella di Trento, le vicende altoatesine risultano di centrale importanza per comprendere la progressiva saldatura tra spinta eversiva, credo nazionalista e indirizzo totalitario.
Tra cronaca e analisi storiografica, il volume ricostruisce minuziosamente questo arco di tempo, grazie anche a una serie di contributi d'epoca che gettano luce su avvenimenti e personaggi la cui risonanza va ben oltre i confini locali. L'evento più clamoroso è senz'altro la "Marcia su Bolzano" dell'ottobre 1922, quasi un'anticipazione dell'imminente presa di potere fascista, che demolisce il tentativo dei governi liberali di integrare, anziché assimilare, nel corpo istituzionale e nel tessuto politico-sociale della nazione le cosiddette "terre redente" e la consistente minoranza linguistica che vi abita. Grande attenzione viene inoltre dedicata ai resoconti di giornalisti e osservatori italiani ed europei - dal reportage del celebre inviato del "Corriere della Sera" Luigi Barzini a un illuminante pamphlet dello storico britannico e attivista quacchero John Stephens - nonché ai principali terreni di scontro etnico: la scuola e la Chiesa. Nel 1927 la rivista ufficiale del regime "Gerarchia" dedica un numero monografico alla Venezia Tridentina: è la sintesi estrema di come il fascismo vede se stesso nell'opera di italianizzazione delle terre a sud del Brennero.
Fatti, protagonisti, retroscena e curiosità da una problematica terra di confine in cui si giocano, per alcuni versi, i destini del continente europeo.