"Canne al vento" è un romanzo di Grazia Deledda. Uscito a puntate su L'Illustrazione Italiana, dal 12 gennaio al 27 aprile 1913, dopo qualche mese fu pubblicato in volume, presso l'editore Treves di Milano. Il titolo dell'opera più famosa della scrittrice sarda (Premio Nobel per la letteratura, 1926) allude al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell'esistenza
Nel libro "Canne al vento" vengono affrontati temi come: la fragilità, l'amore, l'onore, la povertà e l'amara consapevolezza di un destino già segnato. Gli uomini e le donne sono visti come esseri fragili, piegati come canne al vento: sopra di noi esiste una forza soprannaturale (la sorte) che non possiamo in alcun modo contrastare e combattere. La scrittrice, in questo caso, prende spunto dal romanzo "Elias Portolu" del 1903, che già faceva notare la misera vita degli uomini, sballottati come canne al vento.
Da sfondo, troviamo il paesaggio sardo, visto come un mondo senza tempo e pervaso da una sorta di mistero. La scrittrice descrive l'amata Sardegna, soffermandosi da una parte sulla staticità delle antiche usanze di paese e dall'altra ne rileva il rapido sviluppo industriale e tecnologico. Nel romanzo "Canne al vento", Grazia Deledda si diletta a scrivere sia in lingua italiana che in lingua sarda, utilizzando molto spesso termini dialettali.