Un cavaliere scende dalle montagne, attraversa il deserto. Nessuno sa chi sia né da dove venga. Ha con sé un fagotto urlante, un neonato in fasce i cui strilli gli perforano il cranio da giorni. Senza dire una parola il cavaliere entra nel villaggio dei Djimba, smonta, posa a terra il rumoroso fardello e se ne va tra gli sguardi attoniti degli abitanti. Nessuno sa se considerare una fortuna o una disgrazia quell'esserino mandato dagli dei. Nel dubbio il re decide di lasciare che il sole lo uccida o che le iene lo divorino. Ma il sole tramonta, le iene non lo mangiano e il fagotto in fasce continua a spaccare i timpani di tutti. Allora una donna si alza e, senza chiedere niente al re, lo prende in braccio e se lo attacca al seno. Torna il silenzio. La donna si accorge che il neonato è una neonata. «Ti chiamerò Salina» dice, «in ricordo del sale delle tue lacrime». Così comincia la storia di Salina, la donna dai tre esili, la cui ricerca di una felicità che le è dovuta provocherà una successione infinita di sciagure. Un viaggio in cui i sentimenti e le azioni dei personaggi si sviluppano in tutta la loro essenzialità in un paesaggio fatto di pietre e climi estremi, un mondo in cui la cruda realtà della materia convive con il senso magico dell'esistenza.